Sedici luglio millenovecentosessantaquattro

È davvero incredibile ma oggi compio un bel po’ di anni, 2023 – 1964, un numero davvero sorprendente! È altrettanto incredibile continuare a pensare di avere ancora 20 anni. Ricordo il giorno dei 10 anni, praticamente ieri, ed è passato quasi mezzo secolo. Insomma, il tempo passa, anche quello speso a scrivere che il tempo passa.

Considerazioni calcistiche

Come è “noto” sono stato tifoso quasi sfegatato della Juve fino all’ultima di Platini, il 17 maggio 1987, Juve Brescia 3-2: partita sul 2-2, festa per tutti, per Platini, per la salvezza del Brescia, per il secondo posto della Juve, ormai lo scudetto era del Napoli. A un certo punto un bresciano che giocava nella Juve, Ivano Bonetti, si inventò un gol contro la squadra della sua città, in cui tra l’altro aveva militato per tre anni, dopo aver rassicurato Stefano Bonometti, amico ed ex compagno di squadra: “tranquillo, non cercherò di segnare” (questo è ciò che uscì quel giorno dagli spogliatoi del Comunale, se sia vero non posso saperlo). Tanto tranquillo che il bresciano Ivano Bonetti spedì il Brescia in B (con un pareggio sarebbe retrocesso l’Empoli). Invano fu il tentativo di rimediare al gol di Ivano. Nel suo libro “La mia vita come una partita di calcio”, scritto con Toni Damascelli, Platini ricorda con commozione quel giorno e con dispiacere l’aver festeggiato senza i giocatori del Brescia. Sta di fatto che è sì vero che una squadra seria deve sempre cercare di vincere, ma a un quarto d’ora da una doppia festa a fine campionato, un pareggio conquistato da entrambe le squadre sul campo, di norma resta tale, farsi del male è da stupidi. Quel giorno capii che il mio tifo per il Brescia veniva dal cuore, quello per la Juve derivava dai ricordi di infanzia quando con i miei cugini andavamo in giro, con lo zio alla guida della Fiat 127 a sbandierare per festeggiare gli scudetti bianconeri. Oltretutto questo zio in gioventù, studente a Torino, aveva giocato nelle giovanili della Juve, quindi quella era la mia squadra…
Dopo quella partita, senza Platini, mio “idolo” (seppur francese) in contrapposizione a Maradona, che consideravo un giocoliere da circo, e col dente avvelenato per quel triste 17 maggio, iniziai a essere un ex tifoso. Fino a diventare da tifoso pro un tifoso contro.

Un Presidente USA e getta.

Ho come l’impressione che la crisi ucraina non sia altro che una messa in scena per lanciare una scialuppa di salvataggio a Biden e allo sporco mondo delle élite che l’hanno fatto eleggere. Il primo anno alla Casa Bianca è stato, a detta di tutti, democratici compresi, un disastro. L’indice di gradimento del Potus è sceso al 33% e a fine anno ci saranno le elezioni di medio termine che, in caso di vittoria repubblicana, e si potrebbe dire trumpiana, visto che il nuovo partito repubblicano non ha nulla a che fare col vecchio, sarebbe per Biden la fine e per le élite che lo controllano e che dettano legge in Europa una sciagura. Ecco che allora questi personaggi, come sempre aiutati dai media a essi funzionali, stanno cercando di ridare ossigeno a Sleepy Joe. Come? Puntando sull’atavico sentimento di odio verso il nemico russo. Biden fa la voce grossa con Putin, Putin sembra non avere intenzione né interesse a una guerra in Ucraina, tuttavia ribadisce di non accettare che entri a far parte della Nato, con conseguente installazione di basi missilistiche a un passo dalla Russia. In occidente si richiamano in patria cittadini e diplomatici, si fa finta di essere convinti che sia imminente un attacco russo. L’altro giorno Biden ha lasciato intendere che un “piccolo” intervento militare russo non avrebbe avuto conseguenze, sembrava che lo invocasse, per poi ergersi a mediatore e, grazie ai media internazionali corrotti, uscirne vincitore e sollevare le proprie sorti e quelle della cupola mondiale, dalla banda del Deep State, passando per l’Unione Europea attraverso le lobby massoniche del “nuovo umanesimo” che sappiamo quali partite e in quali campi stiano giocando ormai da anni.

Noto che altri hanno fatto delle considerazioni simili, mi fa piacere, sono convinto che questa analisi non sia del tutto campata per aria. Sono altresì convinto che le elezioni di medio termine saranno una svolta che metterà a nudo il nulla cosmico di quello che Marcello Veneziani ha chiamato transcomunismo.