Caro Monsignore,
pur distando non molti chilometri da Brescia, non sono un assiduo frequentatore della città di Verona, la città di Teodorico che va di fretta, dove sul castello batte il sole a mezzogiorno, almeno, così diceva Carducci.
La città che Catullo ci fa sentire un po’ come figlia (Brixia Veronae mater amata meae), anche se laddove ci onora di questa maternità, racconta pure con crudezza i peccati e le oscenità della Brixia di allora, a tal punto che a scuola non si studia, non c’è traccia del carme 67.
Meglio così, anche perchè preferiamo essere la città della Mille Miglia e dell’invenzione dell’aeroplano (di cui nessuno a Brescia è a conoscenza) piuttosto che dei prodromi di Novella 2000. Ce n’è già abbastanza.
Verona, la rivale calcistica che non solo riuscì a vincere uno scudetto, correva l’anno 1985, quello della grande nevicata in cui accaddero cose strane, ma che oggi ha pure una sorella che si chiama Chievo, da ormai più di vent’anni, quasi stabilmente in quella serie A che noi non riusciamo a mantenere quelle poche volte che la raggiungiamo con fatica. (Ma arriveranno nuove nevicate e allora ne approfitteremo, questo è sicuro).
Però io dicevo di Verona, vede che il discorso cade subito sulle gelosie tra vicini di casa? No, io questa volta volevo tesserne le lodi, anche se pur sempre con quel sentimento di invidia, che però in questo caso vede prevalere l’ammirazione.
Mi riferisco al polverone sollevato dalla Giunta Comunale cittadina che ha fatto emergere il disastro culturale e antropologico di una sinistra sinistrata e in coma. Episodio che, in pratica, ha funto da ulteriore cecchinaggio contro una crocerossa che da tempo ha perso la croce ma ha conservato gelosamente il rosso.
Che cosa diceva in soldoni l’intervento di Alberto Zelger (vecchia conoscenza, una specie di “celodurista” pro life che sicuramente invidiamo ai veronesi)?
La mozione, in occasione del 40° anniversario della sciagurata legge 194, copio e incollo, “impegna il sindaco e la giunta a sostenere iniziative per la prevenzione dell’aborto con l’inserimento nel prossimo assestamento di bilancio di un congruo finanziamento ad associazioni e progetti che operano nel territorio del Comune di Verona; la promozione del progetto regionale ‘culla segreta’, stampando e diffondendo i suoi manifesti pubblicitari nelle Circoscrizioni e in tutti gli spazi comunali; a proclamare ufficialmente Verona ‘città a favore della vita’”.
Caro Monsignore, non è bello tutto ciò? non è un inno alla vita? La Vita per il Partito Democratico è un bene o un male? Sopprimere un bambino per i cattolici del PD è un male o una libera scelta? E’ possibile essere nel PD e credere nel Dio della vita, non della morte, fattosi Uomo per salvarci, liberarci dal male e regalarci la vita eterna in paradiso?
Evidentemente no.
La capogruppo PD in Giunta Comunale, tale Carla Padovani, ha votato la mozione di Zelger, ritenendo che l’argomento riguardasse la libertà di coscienza.
Non l’avesse mai fatto!
Maurizio Martina, segretariio PD: “La 194 non si tocca”.
Monsignore, Martina avrà mai letto il testo di quella legge che non vuole toccare?
Articolo 1
1. Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.
Mi scusi, lei sa che io non conto fino a 10 quando mi viene una parolaccia. Quando leggo le dichiarazioni ideologiche come quella di Martina (che è il numero UNO del PD, figuriamoci il numero 5, il 150 come sono messi! ), mi incazzo come una belva.
A meno che lo spirito del messaggio di Martina non sia stato frainteso. Forse la sua era un’approvazione della sacrosanta battaglia di Aberto Zelger? Martina è un incompreso? No, purtroppo lui è il capo ma con lui ci sono altri indignados che hanno esultato per lo sdoganamento dell’eutanasia ma si indignano per dei soldi stanziati per le mamme che vogliono vivere l’enorme gioia di abbracciare il proprio figlio piuttosto che farlo diventare materiale da “cassonetto differenziato”, anche se non fosse “frutto del peccato”, come ironicamente cantava Elio una trentina di anni fa.
Ecco alcune reazioni contro il documento veronese:
“Da esponenti del Partito Democratico, però, non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla responsabilità della consigliera Padovani, che, con il suo voto favorevole alla mozione, ha tradito i valori fondanti del nostro partito”. Valeria Fedeli.
«La capogruppo ha votato una mozione pericolosa – prosegue la nota – e che può divenire apripista per la cancellazione di diritti acquisiti, senza darne conto al resto del gruppo consiliare, ma soprattutto conscia che il PD fosse fortemente contrario. Una mozione dal sapore medievale che scandalizza tutta la comunità di donne e uomini del Pd»
Alessia Rotta, vice presidente gruppo Pd alla Camera.
Ecco la rediviva Barbara Pollastrini:
«L’approvazione della mozione da parte del Consiglio comunale di Verona rappresenta un simbolico e concreto grave passo indietro rispetto a una legge seria e importante come la 194. Purtroppo a favore della proposta leghista si è espressa anche la capogruppo del Pd: io penso che dovrebbe chiedere scusa. Evidentemente non ha la consapevolezza del proprio ruolo di rappresentante del Partito Democratico». Lo afferma Barbara Pollastrini, vicepresidente del Partito Democratico, commentando la mozione approvata dal Consiglio comunale scaligero che dichiara Verona «città a favore della vita» e finanzia associazioni cattoliche per iniziative contro l’aborto.
Ma porca miseria, Monsignore, e mi perdoni, sono davvero incazzato, l’ARTICOLO DUE della legge 194 prevede che i consultori contribuiscano “a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza”. Non è ciò che Alberto Zelger e i suoi concittadini hanno proposto ieri a Varona?
Ok, Monsignore, mi sono rivolto a lei perchè vorrei tanto che il Vescovo di questa città si schierasse, l’aveva già fatto e fu bastonato dai superiori, con chi ha il coraggio di dire la verità. Capisco, sarebbe chiedere troppo, però sarebbe bello.
E mi scusi per i riferimenti a Catullo e al Chievo Verona ma erano per dire che possiamo amare la nostra città, la nostra patria, la nostra terra, la nostra bandiera, la nostra nazione ma siamo in fondo tutti uomini e dovremmo sentirci uniti e sacrificare i campanilismi proprio per affermare la verità che unifica gli uomini di tutte le razze e religioni, invece avviene il contrario: Se critichiamo l’Europa che rinnega tali verità ci accusano di volere la guerra ed essere divisivi, se invece vogliamo unirci per affermare il vero ci tirano le pietre.
E il riferimento alla rivalità tra vicini di casa non nasce da una sana invidia calcistica ma dalla constatazione che nella mia città i politici del Partito Democratico, sindaco in testa, che dicono di essere cattolici, per paura di subire la sorte toccata a Carla Padovani, la coraggiosa capogruppo veronese di quel partito, staranno in silenzio.
Un silenzio assenso che ha procurato al nostro paese 6.000.000 di vittime dell’aborto più altre sei milioni di vite distrutte dalla consapevolezza di aver ucciso il proprio figlio portato in grembo e mai conosciuto.
Sul castello di Verona da ieri c’è una nuova piccola luce, diffondiamola ovunque, anche dai pulpiti delle chiese!