Par condicio!

Caro Monsignore.

Devo confessarle di sentirmi a mio disagio quando, recitando il confiteor, mi imbatto in “fratelli e sorelle”. Innanzitutto perché mi chiedo se fino a qualche mese fa in chiesa ci andassero solo i maschi, ma ciò non mi risulta. E poi io preferisco dire che ho molto peccato in pensieri, parole, opere, omissioni ed altro agli uomini, perché le donne parlano troppo.

Mi sento a disagio anche quando nel recitare il nuovo Padre Nostro mi tocca sentire quel “come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”, perché la logica mi porterebbe a dire “come in cielo, così anche in terra”, ma secondo me suonerebbe ancora peggio, e poi a volte abbiamo anche delle debitrici!

Aggiungo che il “non ci indurre in tentazione” l’ho recitato per ormai diverse decine di anni e non ne sono pentito, anche perché penso che Dio non abbandoni nessuno alla tentazione, e comunque a mio parere la nuova formula prevede che ci siamo in qualche modo già dentro, quindi è più difficile uscirne: non ci indurre significa che siamo ancora fuori!

Non mi piace nemmeno “pace in terra agli uomini amati dal Signore”, credo che sia una frase totalmente inutile, infatti il Signore ama tutti, credenti e non, santi e peccatori, ma questo dono che piove dal cielo senza la nostra “buona volontà” (oddio, per me è meglio perché dipendesse da me ne meriterei poca di “pace”) sa molto di protestantesimo, di collaborazione non necessaria, di predestinazione.

Detto ciò, esimio Monsignore,  forse dovrei starmene buono nel mio brodo e rassegnarmi umilmente all’obbedienza e al silenzio, tuttavia le chiedo, nel caso dovesse incontrare qualcuno che si occupa dell’editing delle preghiere, porti per favore la mia sentita protesta per la mancata modifica dell’Ave Maria. A mio modesto parere è ingiusto che si dica ancora “prega per noi peccatori”, così, con nonchalance, e non “prega per noi peccatori e peccatrici”, come se la colpa fosse solo di Adamo, ed Eva non c’entrasse niente.

Troppo comoda la parità di genere a singhiozzo!

Riverisco Eccellenza!

La verità sulle elezioni USA 2020 e il piano satanico.

In 18 minuti tutti i brogli delle elezioni americane 2020 (Trump-Biden)

Fatelo girare, sta iniziando la guerra decisiva per le sorti del pianeta. L’obiettivo dei massoni sapete qual è, è scritto nella loro ragione sociale, è lo stesso dell’ Anticristo che si sta manifestando in questa epoca storica dominata dalla menzogna. Dobbiamo stare uniti nella preghiera, in fondo al tunnel c’è la luce e sarà il trionfo del Cuore Immacolato di Maria.

Corpus Domini

Caro Monsignore, nel giorno del Corpus Domini penso a miracoli eucaristici da “urlo”, a fatti che hanno dello scientifico ma che non vengono riportati dai media. Dicono che l’uomo viene dalla scimmia anche se la scienza si mette a ridere all’idea. Ma se un pezzo di pane sanguina e se ne ricava un dna compatibile con altri fenomeni simili non si può ipotizzare che si tratti del Corpo si Gesù Cristo. Ma la mia domanda è la seguente. Se esistono davvero i miracoli eucaristici, pensiamo al sangue di Bolsena, alla lievitazione in diretta TV da Lourdes o a mille altri, ciò significa che durante la consacrazione, quel pane diventa davvero il Corpo di Cristo. E qui la voglio: Ma allora perché da qualche anno a questa parte, con la scusa della celiachia, esistono le particole senza glutine? Se quella sostanza è Cristo, non mi risulta che contenga glutine. Non è che forse questa premurosa nuova usanza sia un segnale per dirci, nella “migliore” delle ipotesi che non c’è transustanziazione ma consustanziazione, e nella peggiore che quello proprio non è Corpus Domini ma un souvenir dell’ultima cena?

Caro Monsignore.

Caro Monsignore,

Oggi ho appreso dal sito di un quotidiano molto IN, che uno dei principali sintomi del surriscaldamento globale è l’abbassamento delle temperature. Oddio, ma allora se ho 35,5 devo prendere subito la tachipirina? Corro!

Cordialità,

ME.

P.S., scusi se ho scritto a lei, era per avere delucidazioni in merito, non avendo trovato accenni all’uopo nella “Laudato Sì”.

Sposato con una bambola gonfiabile!

Sposato da 4 anni con una bambola gonfiabile: “Facciamo sesso esplosivo”

MEDICINA ONLINE SESSO BAMBOLA GONFIABILE MATRIMONIO SEX DONNA UOMO MOGLIE.jpgUn americano di nome Dirk ha sposato una bambola gonfiabile quattro anni fa e ora vive felice nella sua casa con sua moglie alla quale dedica lapiù intensa dedizione come se fosse reale”. A riferirlo il sito Cosmico Blog. La bambola gonfiabile – vi si legge – di nome Jenny, è stata comprata da Dirk per 6750 dollari. L’uomo ha promesso alla sua sposa di amarla, sostenerla e condividere con lei la sua vita privata per tutta la vita.

Secondo l’uomo, i due fanno sesso in “maniera esplosiva” e fanno tutto ciò che di solito viene fatto da una normale coppia, ossia stare nel letto matrimoniale di notte, pranzare o fare colazione insieme, lavarsi insieme ed accarezzarsi e farsi le coccole a vicenda. Un fotografo si è recato a casa dell’uomo per documentare gli atti quotidiani che pratica insieme alla sua bambola gonfiabile che considera la sua vera e propria anima gemella.

Il quarantenne lava la bambola gonfiabile ogni domenica e i due sono soliti stare spesso davanti alla TV. L’uomo tuttavia non aveva ancora riferito nulla alla sua famiglia e ai suoi amici ed il documentario fotografico realizzato in casa sua sarà forse una buona occasione per annunciare la lieta novella. L’uomo ha un figlio da un precedente matrimonio. Fino ad ora, quando il figlio visitava la sua casa, Dirk nascondeva la bambola in una camera, in piena oscurità, per non fargliela vedere. Forse in futuro le cose cambieranno grazie alla visibilità che ha acquisito il suo gesto, in particolare su Internet.

“Non posso vivere senza amore. La mia solitudine mi ha distrutto”, riferisce l’uomo sottolineando quanto la solitudine a cui è stato sottoposto dopo essersi separato dalla sua prima moglie sia stata una delle cause fondamentali che l’hanno portato a sposare una bambola di silicone. “Jenny mi dà sicurezza. Non voglio più vivere senza di lei. Sono commosso dalle sue parole, dalla purezza, dalla serenità e dall’onestà del suo parlare”.

 

Caro Monsignore, cos’è il rispetto?

Sa cosa ho capito oggi? Le parole di don Favarin mi hanno fatto pensare che: Non bisogna fare il bucato per rispetto di chi non ha l’acqua corrente. Non bisogna andare in auto per rispetto di chi non ha l’auto, non bisogna andare a votare per rispetto di chi vive in una dittatura, non bisogna amare la propria donna per rispetto di chi è solo, non bisogna usare il cellulare per rispetto di chi non ha campo, non bisogna prendere il sole per rispetto di chi vive in Inghilterra, non bisogna pagare le tasse per rispetto degli evasori, non bisogna attraversare la strada per rispetto di chi è fermo al semaforo rosso, non bisogna votare a destra per rispetto di chi vota a sinistra, non bisogna mangiare bene per rispetto dei tedeschi, non bisogna usare il bidet per rispetto dei francesi, non bisogna dire che la Chiesa è mater et magistra per rispetto di don Favarin. Anzi, no, lo è lo stesso malgrado i Favarin.

Caro Monsignore, vendiamo la Cappella Sistina?

Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?».

Caro Monsignore, con quell’olio prezioso quanti poveri avrebbero potuto mangiare? A pensarci bene anche se Gesù avesse venduto le sue vesti, le avesse messe all’asta, avesse dato il ricavato ai poveri e avesse adottato la linea di abbigliamento adamitica “foglia di fico”, credo che un bel po’ di denari li avrebbe ricavati.

Per non parlare dell’azienda d famiglia: san Giuseppe quanto avrebbe potuto ricavare dalla vendita della sua attività?

Beh ci sarebbe anche la casa di Maria, che poi gli angeli se la sono portata a Loreto, ma se Maria l’avesse venduta, altri poveri sarebbero stati levati dalla soglia della povertà che in quei tempi doveva essere piuttosto bassa.

E la barca di Pietro? Che spreco, non poteva pescare dalla riva con una canna da pesca?

A dire il vero Gesù rispondendo a Giuda “lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”, mette una pietra su tutti i discorsi della Chiesa pauperista, della povertà come obiettivo, della vita da vivere nelle fogne, eppure dopo 2000 anni tornano a farsi sentire coloro che vorrebbero la Chiesa povera, magari per depredarla. Certamente Napoleone voleva una Chiesa poverissima, infatti fece razzia di migliaia di opere d’arte appartenenti alla Chiesa. Lo stesso fecero i sempre celebrati eroi del cosiddetto Risorgimento italiano.

Oggi si sta ipotizzando di vendere le chiese vuote per realizzare quattrini da destinare ai poveri.

Caro Monsignore, se in una chiesa c’è una Messa con cinque fedeli, la celebrazione dell’Eucarestia vale meno rispetto a quella della Messa di mezzanotte a Natale in San Pietro?

Chi è il “protagonista” della S. Messa, Cristo che con la transustanziazione fa cambiare sostanza alle particole o l’animatore del coro che fa cantare i ragazzini?

E se il Santo Padre, absit iniuria, impazzisse e per sanare il debito pubblico italiano, vendesse la Cappella Sistina a Macron o alla Merkel?

 

 

Caro Monsignore, mi illumini lei!

Eh no,  caro Monsignore, non ci siamo. Io questi li denuncio alla Suprema Corte dei Supremi Diritti Umani e Antisovranisti.

Mi dica lei, perchè se una donna si innamora di un lampadario questo suo profondo e luminoso sentimento deve essere sbeffeggiato e considerato una sindrome, cioè un insieme di sintomi, cioè una malattia?

Perchè ci si può sposare con cani e porci, e non sto offendendo nessuno, intendo proprio dire cani e porci, e non con un lampadario?

Che male mi ha fatto costei fidanzandosi con un bel gnoccolone e i suoi fantastici led?

Certo, deve stare attenta se non vuole procreare, ma le basterà spegnere l’interruttore prima dell’accoppiamento se vuole evitare che venga alla luce un bambino., anche se farlo al buio con un lampadario è un controsenso, e poi magari lui si offende.

Avrei però da eccepire sull’età del promesso sposo, in effetti l’innamorata di Leeds ha ben 57 anni meno del marito (che quindi non potrà mai diventare un leader politico francese) e sono oggettivamente tanti, però con un bel restyling e un bravo elettricista si possono fare miracoli.

Caro Monsignore, ne abbiamo viste di tutti i colori ma secondo me non proprio tutti tutti; per esempio mi aspetto che il novantunenne prima o poi non ce la farà più e sono sicuro che la sua amata amante si batterà coi radicali per staccare la spina al marito.

Cosa dice, pensa anche lei quello che penso io, cioè che la signorina in realtà stia mandando un messaggio subliminale al suo vecchio compagno di università Dario Lampa?

Si chiama oggettofilia ed è una sindrome che porta alcune persone a provare attrazione sessuale per uno specifico oggetto inanimato, fino ad arrivare ad amarlo anche sentimentalmente, come se fosse una persona. È la patologia sviluppata da Amanda Liberty, una 34enne di Leeds, in Inghilterra, che si è letteralmente fidanzata con un lampadario antico, realizzato in Germania 91 anni fa: la donna ha raccontato di aver avuto un vero e proprio colpo di fulmine e di essersi innamorata di questo oggetto a prima vista, non appena lo ha trovato su eBay, dove lo ha acquistato.

Segno rosso.

Caro Monsignore,

non se ne può più di queste vagonate di demagogia. Questa giornata di campionato, parlo di calcio ovviamente, è stata caratterizzata dalla carnevalata del segno rosso in faccia portato da tutti i calciatori e arbitri per ricordare la violenza sulle donne.

Mi chiedo, a cosa serve una dimostrazione del genere?

Le statistiche dicono che questo è un problema statisticamente irrilevante. L’amore che dobbiamo avere verso tutte le donne (persino per quelle che fanno di tutto per essere orribilmente disgustose nutrendosi di ideologia) ci spinge, nel ricordo delle nostre donne, nonne, madri, mogli, figure determinanti per la nostra crescita per averci fatto uomini e per contribuire alla nostra santità (senza donna l’uomo la santità se la scorderebbe, non perchè vittima ma discepolo) a essere solidali con esse.

Ma quando qualcuno ci dice che “una donna su tre è stata vittima di abusi” e nessuna tra le nostre madri, nonne, bisnonne, mogli, sorelle, figlie, cugine ha mai (per fortuna) subito cose del genere, la domanda sorge spontanea: Non è che state barando e, proprio voi che dite di essere “donnofili” siete invece degli abili sfruttatori del sesso debole per biechi fini ideologici?

Ieri Cristiano Ronaldo portava in faccia il segnetto rosso.

Cristiano Ronaldo ha affittato l’utero di una donna per produrre un figlio che, appena  nato, le è stato strappato per essere consegnato al mittente pallone d’oro. Questo non è il peggior sfruttamento della donna? Non è un crimine? No, tutti a osannare Cristiano Ronaldo col segno rosso verniciato in faccia. Alla faccia dell’ipocrisia!

Oggi è morto Bernardo Bertolucci. Finchè si ricorda un “grande regista” va bene, de gustibus… Si sa, se uno è di sinistra e porta avanti un’ideologia sbilenca viene beatificato all’istante.

Ma Bertolucci in “Ultimo tango a Parigi” organizzò con Marlon Brando uno stupro ai danni di Maria Schneider:

“Nei primi anni Settanta ebbe un grandissimo ritorno di fama grazie alla sua partecipazione nel Padrino di Francis Ford Coppola e in Ultimo tango a Parigi.

Maria Schneider è un’attrice francese nata nel 1952 e morta nel 2011, a 58 anni. Raggiunse diciannovenne la celebrità internazionale, quando, da pressoché sconosciuta, fu scelta come coprotagonista di Ultimo tango a Parigi accanto al già notissimo Brando. L’attrice lavorerà in seguito anche con Michelangelo Antonioni, in Professione: Reporter, al fianco di Jack Nicholson, e continuerà a recitare fino alla fine degli anni Duemila, senza raggiungere il
successo di fama del suo primo film da protagonista, che in diverse occasioni ha dichiarato di odiare a causa dell’immagine di giovane disinibita che diede di lei.

Nel 1971 Bernardo Bertolucci era un regista in attività da dieci anni, reduce dal suo primo vero successo internazionale, Il conformista, che era stato accolto con entusiasmo soprattutto negli Stati Uniti. Bertolucci era noto per le tematiche delle sue pellicole, spesso a sfondo sessuale, psicanalitico, morboso e provocatorio.

Il titolo del suo nuovo film era Ultimo tango a Parigi, e la trama riguardava un appartamento sfitto a Parigi, dove un vedovo quasi cinquantenne (Brando) e una donna diciannovenne (Schneider) si incontravano per caso e senza neanche rivelarsi i propri nomi iniziavano una storia di sesso, che li portava a perdersi nel lato più morboso e estremo di se stessi.

Il film fu accolto da uno scandalo senza precedenti, in Italia e all’estero, ma da altrettanto successo di pubblico, che lo rese uno dei film più visti dell’anno.

Anche la critica, seppur divisa, fu generalmente favorevole, plaudendo l’eleganza della messa in scena, la prova degli attori, le musiche di Gato Barbieri e il senso incombente di dramma e perdizione presente in quella relazione priva di romanticismo.

Non furono così clementi le autorità italiane, che condannarono il film, per offesa al comune senso del pudore, a causa delle molte scene a sfondo sessuale e dei dialoghi considerati offensivi della morale. Allo stesso Bertolucci, come autore del film, furono revocati i diritti politici per cinque anni.

In particolare fece molto scalpore una scena, diventata la più nota del film e citata innumerevoli volte negli anni seguenti. Si tratta della sequenza in cui Paul, il personaggio interpretato da Marlon Brando, usa del burro come lubrificante prima di avere un rapporto anale non consenziente con Schneider, che fu costretta a ripetere frasi contro la sacralità della famiglia mentre è costretta a terra dal partner.

Nel 2007, durante un’intervista al quotidiano britannico
Daily Mail, Maria Schneider fece alcune dichiarazioni in merito al film. Secondo l’attrice, Bertolucci sarebbe “un regista sopravvalutato”, e lo definì “grasso,
sudato e manipolatore”, facendo presente di essersi sentita “un po’ violentata” durante le riprese della scena del burro.

“Quella scena non era nella sceneggiatura originale. La
verità è che fu a Marlon che venne l’idea”, dichiarò l’attrice in quell’occasione. “Me ne parlarono solo poco prima di girarla, e io ero davvero arrabbiata
per questo. Avrei dovuto chiamare il mio agente o il mio avvocato, perché non
si può costringere qualcuno a fare qualcosa che non è nel copione, ma a quel
tempo non lo sapevo. Marlon mi disse: ‘Maria, non ti preoccupare, è solo un
film’, ma durante la scena, anche se ciò che Marlon stava facendo non era vero, io piansi lacrime vere”.

“Mi sono sentita umiliata e a essere onesti un po’
violentata, da Marlon e da Bertolucci”, ha continuato l’attrice. “Dopo la scena, Marlon né mi consolò né mi chiese scusa. Fortunatamente, fu girata in un solo ciak”.

Molti all’epoca credettero che le scene di sesso tra Brando
e Schneider fossero reali, ma in quella stessa intervista l’attrice lo ha
negato: “Niente affatto. Non c’era attrazione tra noi. Per me, era più
simile a una figura paterna. Rimanemmo amici fino alla fine, anche se per un po’ non riuscimmo a parlare del film”.

Schneider confessò che la fama derivata del
film, e il fatto che la gente la associasse a quel personaggio così disinibito,
la portò ad avvicinarsi alle droghe, a un tentativo di suicidio e a un
esaurimento nervoso.

Le dichiarazioni di Bertolucci

Nel febbraio 2013, Bernardo Bertolucci era ospite presso il
programma televisivo olandese College Tour, durante il quale parlò del film e
in particolare della famosa scena del burro, ormai a due anni di distanza dalla
morte di Schneider.

“Povera Maria, è morta due anni fa e io sono stato incredibilmente triste perché dopo l’uscita del film non ci siamo più visti, mi odiava”, aveva dichiarato il regista italiano. “La ‘scena del burro’ nacque da un’idea che io ebbi insieme a Marlon la mattina stessa prima di girarla.
Nella sceneggiatura c’era scritto che lui avrebbe dovuto stuprarla, in un certo
senso, e mentre facevamo colazione vedemmo una baguette e del burro, e senza dire nulla ci guardammo e capimmo cosa volevamo.

“Ma in un certo senso io mi sono comportato in modo orribile con Maria, perché non le dissi cosa sarebbe successo, visto che volevo la sua reazione come ragazza e non come attrice”, ha confessato nell’intervista Bertolucci. “Volevo che sembrasse umiliata, e credo che per questo odiò me e Marlon, perché non le dicemmo del dettaglio del burro usato come lubrificante. Mi sento ancora molto in colpa per questo”.

Bertolucci rispose: “No. Mi sento in colpa ma non me ne pento. Per fare un film, a volte è necessario essere completamente liberi per ottenere qualcosa, credo”, rispose il regista, alla domanda dell’intervistatore olandese sul suo essersi pentito di aver girato quella scena in quel modo. “Non volevo che Maria
recitasse la sua umiliazione e la sua rabbia, volevo che le provasse. E per
questo mi ha odiato per tutta la vita”.

Il 23 novembre 2016 El Mundo de Alycia, il sito di un’associazione no profit spagnola, ha pubblicato in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne un articolo corredato dal video sottotitolato in spagnolo dell’intervista di Bertolucci (già reperibile su YouTube dal 2013), accusando il regista e denunciando la sua ammissione di colpevolezza.

Nei giorni successivi, alcune testate statunitensi hanno
ripreso la notizia e il video, che a differenza della sua prima apparizione del
2013 ha questa volta avuto una grandissima eco, con diversi giornali e celebrità hollywoodiane che si sono scagliate contro Brando e Bertolucci.

“Non guarderò più questo film, Bertolucci o Brando allo stesso modo”, ha per esempio dichiarato su Twitter Chris Evans, interprete di Capitan America nei film Marvel. “Tutto questo è oltre il disgustoso. Mi sento infuriato”.

Ecco, il giorno prima ci dicono che le donne sono vittime di schiere di schifosi maiali, il giorno dopo chiamano “maestro” un regista che probabilmente apparteneva alla suddetta schiera.

Mai più violenza, mai più violenza sulle donne, mai più iniziative così inutili e stupide!

Caro Monsignore, per quanto ancora?

 

Caro Monsignore, vede?

Caro Monsignore,

vede che avevo ragione? Mi lamentavo perchè il mio parroco riduceva il problema dell’Africa e dell’immigrazione a un fatto di ordine materiale, la fuga da una presunta fame, pur avendo presente le immagini che ci giungevano dalla “Diciotti” e da altri barconi carichi di africani e pur potendo constatare che nessuno dei soggetti, tutti maschi, a bordo appariva denutrito, quindi qualcosa non quadrava.

Stamattina il parroco ha introdotto l’ultima omelia di fra Giuseppe che dopo sei mesi di cure ospedaliere torna nel suo Ghana.

E di cosa ha parlato fra Giuseppe? Forse dell’immigrazione vista dalla parte dei porti della partenza, quindi emigrazione? Forse dei bambini che muoiono di fame? Forse del nord ricco che sfrutta il sud povero? Forse del fascismo dal quale ci salveranno le ONG che gestiscono le carrette del mare? Forse del sindaco di Riace cui verrà conferita una laurea honoris causa in baobab? Forse del rapporto debito pil e dello spread?

No caro Monsignore, Giuseppe l’africano ci ha spiegato quali sono i mali del mondo, Africa compresa: La rottura della famiglia, l’abbandono della fede in Cristo, l’aborto.

Le chiedo un favore, potrebbe chiedere ai signori che governano la curia della mia città di mettere in naftalina il sacerdote che gira per le parrocchie a predicare sulle isole ecologiche e sui cassonetti differenziati e di far invece girare le prediche di fra Giuseppe? Perchè, sa, se al termine della predica il parroco ha detto “tenete bene a mente le parole del missionario” ma dalla prossima settimana riprenderà a dire che chi non vuole l’immigrazione è in peccato mortale (ed è comunque già qualcosa il fatto che abbia accennato all’esistenza del peccato mortale), temo che la prossima predica contenente Gesù la sentiremo a Natale.