Selfie carpito ma non capito.

“Salvini indecente” (Ansa), “è stata l’ennesima manifestazione di poca decenza, di assenza di pudore di questi membri del governo, delle istituzioni…” (Un rapper sconosciuto, spazio concessogli volentieri dal Corriere ella Sera), “Matteo Salvini si fa scattare un selfie ai funerali di Stato a Genova” (Titolo di un sito che riassume le reazioni), “Quel selfie sovranista di Salvini ai funerali” (Repubblica), “Esiste ancora un confine tra rispetto e propaganda? Fino a che punto ci si può autocelebrare? Può essere così impunemente superato il limite della decenza? La campagna elettorale continua può passare sopra come una ruspa anche al dolore?” (Alessia Morani PD).

La VERITA’.

Salvini stava salutando e abbracciando uno a uno i presenti alle esequie delle vittime del ponte di Genova. Tra le altre aveva appena dato una carezza e confortato una donna di colore che aveva ricambiato con un sorriso. A un certo punto s’è trovato avanti una donna che appena le si è affiancato ha chiesto un selfie e nel giro di mezzo secondo l’ha scattato.

Secondo gli starnazzanti indgnados il Ministro degli Interni avrebbe dovuto girarsi dall’altra parte, coprirsi il volto con la mano, sgridare la donna e chiedere il sequestro della scheda sd, denunciarla per chissà cosa?

Questo succede quando si travisa la Verità, cioè i dati di fatto, prendendone una parte e nascondendo il tutto.

L’esempio più eclatante degli ultimi anni, il top dei top al n.1 di tutte le classifiche bufalare resta senza dubbio la famosa frase tagliata del Papa, pronunciata in aereo durante il viaggio di ritorno dal Brasile: “Chi sono io per giudicare?”, usata per dire che la presunta nuova Chiesa ha eliminato il peccato.

L’intera risposta al giornalista diceva: “Poi lei parlava della lobby gay. Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta d’identità, in Vaticano. Dicono che ce ne siano. Ma si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare una lobby. Se è lobby, non tutte sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte. Il problema non è avere queste tendenze, sono fratelli, il problema è fare lobby: di questa tendenza o d’affari, lobby dei politici, lobby dei massoni, tante lobby…questo è il problema più grave. E la ringrazio tanto per aver fatto questa domanda. Grazie tante”.

Un messaggio chiaro, forse Papa Francesco non è mai stato così chiaro, ha detto che in Vaticano ci sono gay e massoni e che sta cercando di combatterli, anche se spesso non si capisce il metodo e alcune volte ha dato risposte strane.

Non in questo caso, ma i media hanno rubato solo un pezzo di frase e continuano ad attribuire a Francesco un pensiero non suo e non cristiano.

In occasione delle vicende giudiziarie degli ultimi anni, spesso i media hanno pubblicato le intercettazioni telefoniche fatte alla vittima di turno.

Quando parlo al telefono il tono della voce, il contesto, serio o burlesco, il linguaggio, più o meno confidenziale, può cambiare il significato del pensiero espresso. Molti telegiornali fecero leggere a degli attori le intercettazioni e l’interpretazione data al testo nella lettura faceva passare il messaggio voluto dai giustizialisti, ovviamente in quota politicamente avversaria.

Anche in questo caso come col selfie, come con la frase aerea del Papa e come in mille altri casi, c’è una verità, uno scatto, una frase, delle parole, ma manca la verità. C’è una parte ma non contestualizzata.

Se vogliamo fare un paragone con le Scritture, questo è uno dei motivi per cui la religione cattolica prevede che il Vangelo e la Bibbia non debbano essere presi alla lettera ma interpretati alla luce della tradizione e del Magistero, sennò è facile, soprattutto leggendo la Bibbia, trovare tutto e il contrario di tutto.

Estremizzando il ragionamento, se da una preghiera mischiamo le lettere che la compongono e creiamo degli anagrammi, può trasformarsi in una serie di parolacce o addirittura di bestemmie.

A Genova, al di là dell’opportunità degli applausi e dei fischi a un funerale, della fede o della voglia di esserci o addirittura semplicemente di apparire in TV dei convenuti, il messaggio vero è stato  una testimonianza di speranza.

Un conto è riportare le frasi del pubblico indirizzate a Di Maio e Salvini. Scrivere “bravi”, “avanti così”, “continuate così”, non rende, vale lo stesso discorso del selfie carpito dalla ragazza.

Guardando le immagini si percepisce qualcosa che negli ultimi anni era scomparso dal vocabolario della crisi, ovvero la parola “speranza”.

Come ha sottolineato una ex militante del PD, Cristiana Alicata, “La narrazione deve essere sincera per arrivare al cuore. La sinistra ritrovi la sincerità. Non ne ha più. per questo non è più credibile. Non sono loro a vincere. Siamo noi a perdere”.

 

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