Brescia e il grande imbroglio “culturale”.

È inutile, Brescia è culturalmente ferma al palo da 50 anni, la strage di Piazza della Loggia è diventato l’unico evento cittadino da commemorare, chiunque arrivi in città, volente o assecondante deve fingere di commuoversi inginocchiandosi davanti alla lapide che ricorda una strage che ormai appartiene ai libri di storia. Siamo fermi a quel palo da 50 anni, la politica è ferma lì e non si muove, tutto gira intorno al 28 maggio 1974, andavo alle elementari e ora i miei figli fanno l’università e la musica non è cambiata. Ma, a parte i parenti delle vittime (NON “martiri” come recitava scandalosamente la dicitura in una piazza di un paese confinante dedicata all’evento) che giustamente non possono e non devono dimenticare, ai celebranti e concelebranti non frega nulla della strage, o meglio, di quel fatto tragico interessa esclusivamente la propaganda politica che tiene a galla i “soliti” negando alla città un cambiamento, di fatto uccidendola culturalmente. Non possiamo lamentarci se oggi ci troviamo Laura Castelletti sindaco, anzi, sindaca, anzi, secondo alcuni è un ologramma, sembra non esistere. Fin da subito si stabilì a tavolino che quella strage avesse una matrice neofascista, da allora sono iniziati i processi che scandalosamente ancora oggi proseguono, con un enorme dispendio di denaro pubblico, per accertare chi siano stati gli esecutori materiali, coloro che portarono la bomba nel cestino. Lasciando perdere le mille considerazioni che potrei fare a tal proposito, la politica bresciana si gioca esclusivamente evocando l’antifascismo. Questo è il falso collante che tiene uniti i brandelli della vecchia politica, che unisce le generazioni, nel senso che i figli d’arte si sentono investiti della missio dei genitori e dei nonni e con questa scusa occupano praticamente tutto ciò che c’è da occupare in una città. Sia ben chiaro, democraticamente, anche se con un leggerissimo vizio di forma. Infatti quando si occupa tutto è difficile rompere un sistema, troppi sono gli intrecci, basterebbe leggere i nomi che ricorrono in tutte le salse, a tal punto che quando si va a votare all’opposizione sembra che ci siano sempre dei marziani autolesionisti che fanno una gita a Brescia per farsi trombare. Il presunto antifascismo, i riti forzati in Piazza Loggia, le imposizioni morali che piovono da tutti gli angoli dell’informazione autoreferenziale portano all’immobilità politica, non c’è santo che tenga: A Brescia non è successo più niente, da 50 anni si parla esclusivamente del 28 maggio 1974, altro non c’è. Amen.

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