Alle elezioni politiche suppletive nel collegio uninominale Lombardia – 06 per eleggere il senatore chiamato a sostituire Silvio Berlusconi, elezioni vinte da Adriano Galliani candidato del centro destra, il partito democratico ha imposto dall’alto, cioè direttamente su mandato di Elly Schlein in accordo coi 5 Stelle, la candidatura di Marco Cappato, radicale, nonché presidente dell’associazione Luca Coscioni, salito agli onori della cronaca degli ultimi anni per aver accompagnato a morire in Svizzera dj Fabo e sponsor n.1 in Italia dell’eutanasia. La scelta di candidare Cappato aveva sollevato delle critiche interne alla coalizione di sinistra non perché qualche rappresentante del mondo cattolico si fosse indignato di essere rappresentato da un personaggio che promuove valori apertamente anticristiani ma per altro. Per esempio il consigliere regionale Gigi Ponti scrisse: “I territori devono potere esprimere e scegliere i candidati, a maggior ragione nel caso di un collegio uninominale. Senza voler nulla togliere alla figura di Cappato e alle sue battaglie per i diritti, non possiamo nascondere la nostra amarezza e la nostra perplessità per questa decisione”. L’amarezza quindi derivava dalla non appartenenza di Cappato al territorio, non dalle sue battaglie per i cosiddetti “diritti” che invece Ponti ci teneva a difendere. Nel 2011 infatti Ponti stesso, insieme a un nutrito gruppo di “cattolici” del PD, tra i quali Paolo Corsini, Patrizia Toia e Silvia Costa, sottoscrisse una lettera aperta ad “Avvenire” nella quale si manifestava “preoccupazione per la deriva che sta interessando in modo sempre più evidente la vita pubblica italiana”. Il riferimento era ovviamente a Silvio Berlusconi, ai suoi processi e all’argomento che la sinistra ha usato a lungo come arma per screditarlo, facendo leva sulla moralità e in questo caso persino sul Vangelo. “Come politici che tentano di offrire la loro testimonianza cristiana nel servizio alle istituzioni e a questo nostro Paese, ci sentiamo in dovere di manifestare la nostra preoccupazione per la deriva che sta interessando in modo sempre più evidente la vita pubblica italiana. Un’intera generazione politica, e non facciamo differenze di schieramento, rischia di venire precipitata in un formalismo che accompagna alla proclamazione di valori e tradizioni che spesso vengono qualificati con l’impegnativo aggettivo di cristiani, una serie di comportamenti pratici che sconfinano nella categoria dell’a-moralità e pretendono di non diventare oggetto di giudizio in nome dell’assoluta intangibilità della sfera privata e della libertà, altrettanto assoluta, di scelta dell’individuo. Per chi fa politica la dimensione pubblica non è un accidente o un qualcosa di totalmente separato dalla propria esperienza di vita (anche privata), tanto quanto per chi si definisce credente la testimonianza quotidiana non può essere separata dalle proprie abitudini di vita, anche privatissime. Non si tratta di ergersi a giudici di nessuno; per questo esiste la magistratura nella città terrena e il buon Dio in quella celeste. Il punto è un altro: il patrimonio morale e culturale di un popolo o di una nazione non sono indipendenti dal comportamento e dalle abitudini di chi in essi riveste ruoli di responsabilità, a qualsiasi livello. Il Vangelo non è tenero con chi si definisce cristiano e rischia di recare scandalo, ovvero di offrire una testimonianza dissonante e contraria rispetto a quanto proclama o afferma di credere: meglio che si leghi una macina al collo e si getti nel mare. La rilevanza penale di un comportamento è fondamentale per il giudizio terreno di chi è investito del compito di vigilare sul rispetto delle leggi, ma le conseguenze morali e culturali di ogni nostro comportamento vanno oltre il codice penale e toccano elementi più profondi e radicali quali l’ethos collettivo e la possibilità di indicare criteri per vivere una vita buona. La grave preoccupazione per l’emergenza educativa che ha spinto i vescovi italiani a dedicare un intero decennio della comunità cristiana proprio al tema della trasmissione dei valori, suona purtroppo come profetica: quali modelli offriamo ai giovani? Quali prospettive educative si aprono di fronte ai più piccoli? Che cittadini stiamo formando? Sono domande che, se guardiamo a quello che sta accadendo in questi mesi, rischiano di condurci attraverso riflessioni colme di smarrimento se non di angoscia. La politica farà le sue scelte e adotterà le sue strategie che condurranno probabilmente a un duro scontro tra chi difende le ragioni del Presidente del Consiglio e chi ritiene che i suoi comportamenti siano lesivi della dignità dell’intero Paese. Questo non toglie però nulla alla necessità di una profonda riflessione sulle conseguenze che abitudini e comportamenti che si trascinano da tempo e di cui i protagonisti si sono a più riprese vantati, rischiano di far precipitare sull’intera società italiana”.
Ma torniamo al 2023. È dell’altro giorno la notizia della morte per eutanasia dell’attrice Sibilla Barbieri, che Marco Cappato ha accompagnato in Svizzera, come fece con Dj Fabo, per ricevere l’iniezione letale, e della provocatoria autodenuncia dello stesso Cappato, cosa già accaduta in seguito alla morte del Dj, sapendo ovviamente che gli sarebbe servita per sponsorizzare la sua battaglia e che non ne sarebbe derivata condanna giudiziaria alcuna (sennò mica si sarebbe autodenunciato).
Sempre della stessa data è la notizia della convocazione d’urgenza del Consiglio dei Ministri, presieduto da Giorgia Meloni, che ha concesso la cittadinanza italiana alla piccola Indy Gregory, bambina inglese di 8 mesi gravemente malata per una patologia mitocondriale giudicata incurabile, per la quale i giudici inglesi hanno deciso che verranno sospese le cure mediche, come già successo per altri bambini come Alfie Evans, Charlie Gard e Tafida Raqeeb. La cittadinanza italiana è stata conferita alla bambina per tentare che le venga concesso di essere trasportata per le cure al Bambino Gesù a Roma. Con un gesto simile a quello del Governo Meloni, nel 2009 Silvio Berlusconi firmò il famoso decreto “salva Eluana”, per impedire che la ragazza fosse accompagnata a morire in una clinica friulana dove poi le fu sospesa l’idratazione e fu fatta morire, poiché l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano decise di non controfirmare il decreto. A sinistra si esultò per tale scelta di “civiltà” di Napolitano. Berlusconi affermò senza paura che Eluana era viva, lo dimostrava il fatto che aveva le mestruazioni, quindi potenzialmente sarebbe stata persino in grado di generare, affermò. Questa frase, tanto forte quanto vera per sottolineare che si stava per uccidere una persona viva, suscitò le polemiche dell’intera sinistra, tant’è che l’allora vice capogruppo dem alla camera Alessia Morani il 14 dic 2017 disse: “Ricordo ancora con orrore il caso Englaro e le dichiarazioni dell’allora presidente del consiglio Berlusconi…”. Ad Alessia Morani quindi quella verità espressa da Berlusconi suscitava orrore.
Come giustamente scrissero nella lettera ad Avvenire quei rappresentanti del Partito Democratico, “il Vangelo non è tenero con chi si definisce cristiano e rischia di recare scandalo, ovvero di offrire una testimonianza dissonante e contraria rispetto a quanto proclama o afferma di credere: meglio che si leghi una macina al collo e si getti nel mare”.
Ma la suddetta frase è preceduta da “chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” e la metafora della macina al collo è invece dedicata proprio a chi non rispetta i più piccoli e indifesi: “Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli…”
Non esiste una destra perfetta e una sinistra “malvagia”, esiste invece una assoluta differenza antropologica tra destra e sinistra che va sottolineata e fatta conoscere, soprattutto a chi ancora si professa cristiano ma evidentemente ha le idee confuse. Per la cronaca, defunto ormai il peccatore Silvio Berlusconi che aveva il debole per le belle ragazze, e che per tutte le cattiverie che gli sono state gettate addosso da una intera schiera di moralisti – moralizzatori ha fatto in tempo a essere assolto, i suddetti moralisti e moralizzatori hanno nominato Segretaria di partito una donna apertamente lesbica che convive con un’altra donna e lo dichiara pubblicamente con orgoglio. Inutile aggiungere che cosa dica a tal riguardo il Vangelo, con buona pace di Ponti e di tutti i sedicenti cattolici del PD indignati a fasi alterne.