Questa fino a pochi mesi fa era una pineta, un bosco bellissimo come tutti i boschi della Val Palot, sopra casa mia. Aprendo le finestre della camera, soprattutto quando pioveva, si provavano le stesse sensazioni che descrive D’Annunzio nella pioggia del pineto. Scrosci d’acqua, profumi, rumori di pigne che cadevano a terra e di uccelli che cercavano riparo. Poi circa quindici anni fa apparve il bostrico, un insetto che ha l’abitudine di deporre le uova nella corteccia dell’abete rosso, interrompendo il flusso della linfa, cosicché l’avete lentamente muore dissanguato. Lo vedi ancora verde, poi ti accorgi che perde gli aghi, di fatto è già morto ma lo capisci vedendolo asciugarsi lentamente. Poi non c’è più niente da fare. Ciò che c’era da fare andava fatto subito, quando si capì che il bosco stava morendo, oggi non c’è più niente da fare, il bosco della Val Palot, che dal mio punto di vista parziale e sentimentale era una delle meraviglie del mondo, ho sempre pensato che in caso di incendio al massimo si sarebbe bruciato qualche albero ma gli incendi, che sembrano un cataclisma per i boschi, dopo qualche anno non sono più visibili e la natura si riprende il suo spazio. Oltretutto alcuni alberi vengono preservati. Oggi, a distanza di anni, in grave ritardo, qualcuno, non si capisce chi perché ognuno fa quel cavolo che vuole, ha deciso che siccome il clima cambia, parola d’ordine massonica per gestire e papparsi miliardi messi in palio per obbedire al Vangelo gnostico dell’Agenda 2030, il vademecum anticristico della nuova etica dell’uomo che stupidamente si crede Dio, gli abeti non devono più stare laddove la natura li ha messi, così si è deciso, chissa chi l’ha deciso, di radere al suolo i boschi, alberi sani compresi, comprese quelle che una volta, quando i boschi erano gestiti da gente competente, si chiamavano “matricine”. Niente, questi devastatori della natura, appoggiati dai nemici della natura, cioè gli ambientalisti, tagliano tutto. Ho visto dei faggi stupendi segati e appoggiati sugli abeti. I faggi non vengono danneggiati dal bostrico, i faggi vivono centinaia di anni perché sono alberi forti, sono dei capolavori che possono essere osservati dai bisnonni, dai nonni e dai nipoti. Hanno tagliato pure quelli, idioti! Ma non finisce qui. I soldi a disposizione per questo nuovo mondo green, in mondo distopico in cui ti danno la multa se tagli un albero secco nella tua proprietà per poi chiudere un occhio se viene devastato un bosco intero, abbondano. Non potevano mancare quelli per la piantumazione. E così si organizzano giornate ecologiche con parate per plagiati teleguidati che con la zappa partecipano alla piantumazione di alberelli segnati poi con un tubicino per far capire che non sono alberi autoctoni ma portati lì avendo speso bene i quattrini elargiti dai guru dell’ideologia più cretina che sia mai apparsa sulla terra. “Qui gli abeti non potranno più abitare perché c’è il global warming” dicono questo devastatori della natura. Peccato che in un bosco vicino, tagliato per ordinaria amministrazione anni fa, siano cresciute migliaia di nuovi abeti, molti ormai alti più di un metro, giusto per smentire le dichiarazioni ideologiche e sconnesse dalla realtà di pseudo tecnici, laureati davanti a un bosco virtuale sul computer che di natura non capiscono un cazzo. Non voglio pretendere di saperne più di lorsignori ma ho l’abitudine di osservare i particolari, e camminando anni fa nel nostro bosco ho notato che stava accadendo qualcosa che in più di 50 anni non avevo mai visto: stavano crescendo migliaia di abeti, tutti alti pochi centimetri. Perché mi chiesi, come mai questo fenomeno. È normale che il bosco si rifaccia, è la vita, gli alberi vecchi prima o poi muoiono e lasciano spazio e luce a quelli piccoli. Ho “scoperto” poi, che gli alberi, che sono molto più intelligenti di certi tecnici idioti, si stavano autodifendendo dall’attacco in atto ancora prima che noi ci accorgessimo che la situazione era grave. Se questi nuovi alberi stanno crescendo significa che il futuro dei nostri boschi si chiama abete rosso. Andando poi a leggere articoli che i suddetti signori a scuola non hanno trovato o, molto probabilmente non hanno capito, c’è scritto che anche gli attacchi del bostrico sono ciclici, che i boschi ogni tot decenni subiscono questi flagelli. Questo accadeva anche quando non c’era l’agenda 2030 e i nostri antenati curavano il bosco e vivevano dei suoi frutti. Quando creavano degli spiazzi, chiamati “aiali” dove bruciavano la legna e la coprivano di terra per produrre il carbone. Quando la natura era in funzione dell’uomo e non viceversa. Hanno ucciso il mio bosco, farabutti, e nessuno si ribella, nessuno finirà in galera, nessuno pagherà.