Ieri nel vedere tante facce entusiaste che cantavano quel motivetto stupidino, nemmeno troppo bello, il cui testo è ancora meno “impegnato”, più o meno al livello della bella lavanderina che lava i fazzoletti, ho avuto un flash. Anni ’80, due passi sul Corso, le famose vasche, tavolino del Partito Radicale con due “Cappatini” (erano e sono tutti uguali, stessa capacità cognitiva, stessi slogan ieri oggi e domani) che fermano i passanti: “Vuoi firmare contro la fame nel mondo?”. Secondo me una persona dall’intelligenza media, anche un po’ più bassina, poteva capire benissimo che se uno perde il suo tempo per farti firmare contro qualcosa che non è in grado di combattere, vista la complessità del problema, ti sta prendendo per i fondelli. Niente, c’era gente che si fermava, firmava e tornava a casa felice di aver detto no alla fame nel mondo, missione compiuta senza che i poveri denutriti sapessero qualcosa di Pannella e dalla Bonino. Fuffa, solo fuffa, tutta pubblicità per portare miliardi di lire nelle casse di un partitino che ha usato lo sterco del diavolo per imporre un’ideologia malata, cioè mortifera (a tal riguardo è interessante l’analisi dell’ex tesoriere del PR Danilo Quinto). Oggi si ripete la stessa storia, solo che i radicali non sono più quattro gatti, sono tutta la sinistra e non firmano ma scendono in piazza per combattere il fascismo. Dire “sono antifascista” per loro ha lo stesso significato della firma contro la fame nel mondo, è una missio che fa sentire bene, gratificante come fare la raccolta differenziata, dirsi inclusivi e affermare che essere gay è bello. Significa scrivere il proprio nome sulla lavagna dalla parte dei buoni, essere rimasti intellettualmente in quinta elementare, dire “io sono buono” e appena entra in classe la maestra alzarsi e correre con la delazione in mano: “Maestra, Pierino non ha affermato di essere antifascista!”. Tutto ciò ha a che fare non con la Costituzione ma con la psichiatria.