Se fosse tutto così normale, che bisogno ci sarebbe di costringere i passanti ad abituarsi alla visione dell’arcobaleno e della pubblicità di Netflix con relativa scritta (che non significa un bel niente)?
Si chiama dittatura del pensiero unico, imposta passo dopo passo, facendoci abituare gradualmente a tutto.
Se all’improvviso trent’anni fa ci fossimo trovati tra i piedi questa passatoia, sarebbe bastata la protesta di un passante per farla rimuovere.
Oggi, non solo i passanti se ne fregano, ma se dici qualcosa ti dicono che sei omofobo, termine molto vago e senza alcun significato razionale, usato per escludere chi dissente.
Viviamo in una terribile dittatura, talmente diabolica e talmente subdola che qualsiasi sondaggio fatto per strada direbbe che secondo il 90% degli intervistati siamo tutto sommato liberi di fare ciò che vogliamo e che la libertà di espressione è per fortuna garantita.
Molti di questo 90% risponderebbero anche che è giusto che ci siano giornate dedicate alla memoria dei genocidi, e direbbero di essere stupiti di come, durante il periodo dei lager tedeschi, la gente facesse finta di niente.
Fanno gli antifascisti, cantano Bella Ciao, organizzano le gite scolastiche ad Auschwitz, relegando un genocidio a passeggiata vacanziera ma non si accorgono di essere assuefatti a un’ideologia che potenzialmente è la più pericolosa della storia umana.
È l’ennesimo ritorno della Gnosi, ovvero del tentativo dell’uomo di sostituirsi a Dio e stabilire secondo i propri pruriti cosa sia bene e cosa male.
Questa buffonata degli arcobaleni e le sfilate dei pride, altro non sono che un attacco alla dignità delle persone omosessuali che da queste carnevalate non si sentono né rappresentate né tutelate.