Inginocchiati al nulla.

 

Una perfetta analisi di Eugenio Capozzi sul nuovo diktat del progressismo violento e ignorante.

 

In Occidente il grande circo Barnum dello sport miliardario è diventato sempre più – come altri settori dell’intrattenimento di massa – la vetrina pubblicitaria di una ipocrita, superficiale, fasulla propaganda “antirazzista”, come al solito fondata sulla auto-colpevolizzazione in blocco dell’Occidente stesso come “sistemicamente” oppressore.

Una delle più eclatanti manifestazioni di questa pantomima è la recita degli “inginocchiamenti” lanciata dai nababbi ideologizzati del football americano e del basket NBA nel 2020 per sostenere la tesi costruita a tavolino, statisticamente infondata, secondo cui la polizia statunitense sarebbe più violenta con gli afroamericani, e per sostenere un movimento di sinistra estrema chiamato Black Lives Matter, che sulla base di quella tesi, accettata come un dogma da tutti i media progressisti, ha costruito una campagna di aggressione violenta non solo alle forze dell’ordine, ma a ogni caposaldo dell’ordine liberaldemocratico e alla sua storia, minando le basi della convivenza tra le diverse culture e puntando a una vera propria guerra civile. Proprio come i “radical chic”, i ricchi borghesi infatuati delle violente “Black Panthers”, impietosamente immortalati da Tom Wolfe nel 1970. Ma con ancora maggiore arroganza, e questa volta con tutto l’establishment informativo e sportivo dalla loro parte.
L'”inginocchiamento” che tira la volata agli estremisti illiberali si è diffuso così a macchia d’olio – per imitazione sciocca, condizionamento sociale e ricatto mediatico – a molti altri sport, tra i quali non poteva mancare il calcio, sempre più dominato da una untuosa retorica politically correct che nasconde gli interessi di potentati e regimi che con libertà e uguaglianza non hanno nessuna familiarità (come i petrodollari del Qatar, prossimo organizzatore dei Mondiali, tanto per citarne uno). E non poteva che mietere successi in un’Europa sempre più conformista e odiatrice delle proprie radici. Pronta a indignarsi per presunti soprusi verso i neri d’America, la minoranza etnica oggi meglio integrata e più tutelata nel mondo, mentre fa finta di ignorare il razzismo vero, violento, assassino oggi nel mondo: come quello del regime cinese verso gli Uiguri e i tibetani, o quello degli integralisti islamici verso i cristiani e gli ebrei in Africa, in Medio Oriente e nello stesso Vecchio continente.
I calciatori europei che si inginocchiano, contro la propria civiltà – che è l’unica che lo schiavismo e il razzismo li ha combattuti e banditi – sono ignoranti e conformisti, seguono la corrente senza sapere nemmeno il significato di quello che fanno. Che ci siano anche in Italia, e che i media più ignoranti e conformisti di loro, li appoggino, e cerchino di criminalizzare ridicolmente chi non si piega a questa messinscena, addolora ma purtroppo non stupisce, visto il contesto e i precedenti. Tanto più va allora reso onore a chi, tra gli atleti italiani e di altre nazioni, non si conforma, e resta in piedi mantenendo il proprio spirito critico, la coscienza della propria libertà, la propria dignità, il senso della decenza.

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