Maradona

Sono contrario alla beatificazione di Maradona ma sono contrario pure all’analisi minimalista di quelli che “grande campione ma uomo non esemplare”. Io ai tempi lo detestavo ma solo perché ero un tifoso sfegatato di Michael Platini e perché Maradona aveva spesso degli atteggiamenti poco sportivi. Ricordo una partita giocata qui a Brescia e una polemica per un paio di falli subiti da un nostro difensore che a traino delle lamentele dell’argentino portò a un processo mediatico di dubbio gusto. Maradona poi mi stava poco simpatico per le sue idee politiche, era il giocatore più pagato al mondo ma faceva il comunista e il tifoso di Fidel Castro. Poi a bocce ferme, cessata la passione sportiva e riguardando le immagini del passato devo ammettere che era lui il numero uno e che il suo comportamento era dovuto al carattere ma era anche come una specie di rivincita per le condizioni dell’ambiente in cui era cresciuto. Probabilmente una volta diventato ricco sfondato si sentiva una specie di testimonial della rivincita per i suoi amici di infanzia e per la sua famiglia e il falso mito di Castro e del comunismo derivava sicuramente da ciò che aveva respirato nel quartiere dove era nato. Non ho molto altro da dire su Maradona, sarebbero considerazioni banali quelle sulle sue debolezze, forse anch’esse dilagate in seguito al salto di “categoria”. Un povero che improvvisamente diventa ricco e famoso è difficile che possa restare un uomo equilibrato. Il suo gol più bello? Senza dubbio quello segnato con la mano all’Inghilterra. Anche quella era una rivincita per il suo Paese a quattro anni dall’intervento militare inglese alle Malvinas. Senza quel gol di mano Maradona non sarebbe stato Maradona.

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