La storia penosa del saloon di Torino, dove sedicenti democratici senza idee giocano al Cow Boy sparando contro il nemico e, soprattutto, sparando cazzate contro il mulino a vento del fascismo, non deve essere associata al vecchio mantra, sempre “democratico” del “non bisogna mai bruciare i libri”. A parte che quando vado all’Ikea e nelle librerie in esposizione vedo decine e decine di libri invenduti di autori sconosciuti, penso che per loro sarebbe più dignitoso un bel rogo, piuttsto che finire su Kallax o Gersby, io penso che non ci sia niente di male a bruciare un libro. Per esempio, quelli che trattano argomenti sull’esoterismo: gli esorcisti dicono che per eliminare possibili disturbi spirituali a chi ne è in possesso, la strada maestra è bruciarli. Ma che lo dico a fare se non si parla di questi argomenti nemmeno in chiesa?! Allora, senza arrivare ai casi estremi (e comunque se ne avete in casa bruciateli!) voglio esprimere il mio parere favorevole al rogo di certi libri con un ragionamento razionale (esistono anche i ragionamenti fatti col di dietro). Prendiamo i giornali vecchi. Non vengono forse usati per accendere il fuoco? Ricordo che a casa della mia nonna paterna tanti anni fa venivano usati anche in bagno al posto della carta igienica e nessuno obiettava nulla. Non per risparmiare ma per ottimizzare, per smaltire, sennò dove finivano? nella pattumiera, infatti ai tempi non passavano quelli della Caritas a ritirarli e non c’era (bei tempi!) l’inutilissima raccolta differenziata (oltretutto la madre di Greta non era nemmeno incinta). E siccome sui giornali scrivono persone più o meno dignitose quanto coloro che scrivono libri, cioè cani e porci, perchè sappiamo che in Italia c’è più gente che scrive che gente che legge, perchè un articolo sul Corriere può essere tranquillamente bruciato ma se pubblicato su un libro, magari una raccolta di articoli, diventa vietatissimo per i benpensanti (si fa per dire)? Oltretutto, tornando alla inutilissima raccolta differenziata, sappiamo che dalla carta che mettiamo negli appositi contenitori sicuri di esserci puliti la coscienza (e i più grulli di aver salvato un albero), non si ricava altro che cartone per imballaggi, che peraltro viene già prodotto, ce n’è in esubero ed un procedimento anti economico. a che fine fa allora la carta? Qui da noi e ovunque ci sia un inceneritore, chiamato termovalorizzatore perchè fa più figo e semanticamente inquina molto meno, la carta, così come la plastica, finisce nella geenna di A2A perchè brucia bene e produce calore. Oddio, quando mi godo il tepore dei caloriferi cittadini (qui andiamo a gas) non devo pensare che è prodotto da “Repubblica” e dal “Corriere”, sennò altro che Geenna, e allora verrebbe voglia di indossare un bel maglione di Shetland (e immaginare le pecore che, schifate fanno BEEHH mentre leggono una analisi politica di Scalfari). Insomma, anni fa un’amica per provocarmi e farmi incazzare, quindi “amica” tra virgolette, mi regalò un libro di Augias e Pesce che volevano spiegarmi che il Cristianesimo è nato quando lo dicono loro e altre amenità compagne. L’ho bruciato e non mi ha nemmeno scaldato, ma ne sono fiero.