Caro Monsignore,
non se ne può più di queste vagonate di demagogia. Questa giornata di campionato, parlo di calcio ovviamente, è stata caratterizzata dalla carnevalata del segno rosso in faccia portato da tutti i calciatori e arbitri per ricordare la violenza sulle donne.
Mi chiedo, a cosa serve una dimostrazione del genere?
Le statistiche dicono che questo è un problema statisticamente irrilevante. L’amore che dobbiamo avere verso tutte le donne (persino per quelle che fanno di tutto per essere orribilmente disgustose nutrendosi di ideologia) ci spinge, nel ricordo delle nostre donne, nonne, madri, mogli, figure determinanti per la nostra crescita per averci fatto uomini e per contribuire alla nostra santità (senza donna l’uomo la santità se la scorderebbe, non perchè vittima ma discepolo) a essere solidali con esse.
Ma quando qualcuno ci dice che “una donna su tre è stata vittima di abusi” e nessuna tra le nostre madri, nonne, bisnonne, mogli, sorelle, figlie, cugine ha mai (per fortuna) subito cose del genere, la domanda sorge spontanea: Non è che state barando e, proprio voi che dite di essere “donnofili” siete invece degli abili sfruttatori del sesso debole per biechi fini ideologici?
Ieri Cristiano Ronaldo portava in faccia il segnetto rosso.
Cristiano Ronaldo ha affittato l’utero di una donna per produrre un figlio che, appena nato, le è stato strappato per essere consegnato al mittente pallone d’oro. Questo non è il peggior sfruttamento della donna? Non è un crimine? No, tutti a osannare Cristiano Ronaldo col segno rosso verniciato in faccia. Alla faccia dell’ipocrisia!
Oggi è morto Bernardo Bertolucci. Finchè si ricorda un “grande regista” va bene, de gustibus… Si sa, se uno è di sinistra e porta avanti un’ideologia sbilenca viene beatificato all’istante.
Ma Bertolucci in “Ultimo tango a Parigi” organizzò con Marlon Brando uno stupro ai danni di Maria Schneider:
“Nei primi anni Settanta ebbe un grandissimo ritorno di fama grazie alla sua partecipazione nel Padrino di Francis Ford Coppola e in Ultimo tango a Parigi.
Maria Schneider è un’attrice francese nata nel 1952 e morta nel 2011, a 58 anni. Raggiunse diciannovenne la celebrità internazionale, quando, da pressoché sconosciuta, fu scelta come coprotagonista di Ultimo tango a Parigi accanto al già notissimo Brando. L’attrice lavorerà in seguito anche con Michelangelo Antonioni, in Professione: Reporter, al fianco di Jack Nicholson, e continuerà a recitare fino alla fine degli anni Duemila, senza raggiungere il
successo di fama del suo primo film da protagonista, che in diverse occasioni ha dichiarato di odiare a causa dell’immagine di giovane disinibita che diede di lei.
Nel 1971 Bernardo Bertolucci era un regista in attività da dieci anni, reduce dal suo primo vero successo internazionale, Il conformista, che era stato accolto con entusiasmo soprattutto negli Stati Uniti. Bertolucci era noto per le tematiche delle sue pellicole, spesso a sfondo sessuale, psicanalitico, morboso e provocatorio.
Il titolo del suo nuovo film era Ultimo tango a Parigi, e la trama riguardava un appartamento sfitto a Parigi, dove un vedovo quasi cinquantenne (Brando) e una donna diciannovenne (Schneider) si incontravano per caso e senza neanche rivelarsi i propri nomi iniziavano una storia di sesso, che li portava a perdersi nel lato più morboso e estremo di se stessi.
Il film fu accolto da uno scandalo senza precedenti, in Italia e all’estero, ma da altrettanto successo di pubblico, che lo rese uno dei film più visti dell’anno.
Anche la critica, seppur divisa, fu generalmente favorevole, plaudendo l’eleganza della messa in scena, la prova degli attori, le musiche di Gato Barbieri e il senso incombente di dramma e perdizione presente in quella relazione priva di romanticismo.
Non furono così clementi le autorità italiane, che condannarono il film, per offesa al comune senso del pudore, a causa delle molte scene a sfondo sessuale e dei dialoghi considerati offensivi della morale. Allo stesso Bertolucci, come autore del film, furono revocati i diritti politici per cinque anni.
In particolare fece molto scalpore una scena, diventata la più nota del film e citata innumerevoli volte negli anni seguenti. Si tratta della sequenza in cui Paul, il personaggio interpretato da Marlon Brando, usa del burro come lubrificante prima di avere un rapporto anale non consenziente con Schneider, che fu costretta a ripetere frasi contro la sacralità della famiglia mentre è costretta a terra dal partner.
Nel 2007, durante un’intervista al quotidiano britannico
Daily Mail, Maria Schneider fece alcune dichiarazioni in merito al film. Secondo l’attrice, Bertolucci sarebbe “un regista sopravvalutato”, e lo definì “grasso,
sudato e manipolatore”, facendo presente di essersi sentita “un po’ violentata” durante le riprese della scena del burro.
“Quella scena non era nella sceneggiatura originale. La
verità è che fu a Marlon che venne l’idea”, dichiarò l’attrice in quell’occasione. “Me ne parlarono solo poco prima di girarla, e io ero davvero arrabbiata
per questo. Avrei dovuto chiamare il mio agente o il mio avvocato, perché non
si può costringere qualcuno a fare qualcosa che non è nel copione, ma a quel
tempo non lo sapevo. Marlon mi disse: ‘Maria, non ti preoccupare, è solo un
film’, ma durante la scena, anche se ciò che Marlon stava facendo non era vero, io piansi lacrime vere”.
“Mi sono sentita umiliata e a essere onesti un po’
violentata, da Marlon e da Bertolucci”, ha continuato l’attrice. “Dopo la scena, Marlon né mi consolò né mi chiese scusa. Fortunatamente, fu girata in un solo ciak”.
Molti all’epoca credettero che le scene di sesso tra Brando
e Schneider fossero reali, ma in quella stessa intervista l’attrice lo ha
negato: “Niente affatto. Non c’era attrazione tra noi. Per me, era più
simile a una figura paterna. Rimanemmo amici fino alla fine, anche se per un po’ non riuscimmo a parlare del film”.
Schneider confessò che la fama derivata del
film, e il fatto che la gente la associasse a quel personaggio così disinibito,
la portò ad avvicinarsi alle droghe, a un tentativo di suicidio e a un
esaurimento nervoso.
Le dichiarazioni di Bertolucci
Nel febbraio 2013, Bernardo Bertolucci era ospite presso il
programma televisivo olandese College Tour, durante il quale parlò del film e
in particolare della famosa scena del burro, ormai a due anni di distanza dalla
morte di Schneider.
“Povera Maria, è morta due anni fa e io sono stato incredibilmente triste perché dopo l’uscita del film non ci siamo più visti, mi odiava”, aveva dichiarato il regista italiano. “La ‘scena del burro’ nacque da un’idea che io ebbi insieme a Marlon la mattina stessa prima di girarla.
Nella sceneggiatura c’era scritto che lui avrebbe dovuto stuprarla, in un certo
senso, e mentre facevamo colazione vedemmo una baguette e del burro, e senza dire nulla ci guardammo e capimmo cosa volevamo.
“Ma in un certo senso io mi sono comportato in modo orribile con Maria, perché non le dissi cosa sarebbe successo, visto che volevo la sua reazione come ragazza e non come attrice”, ha confessato nell’intervista Bertolucci. “Volevo che sembrasse umiliata, e credo che per questo odiò me e Marlon, perché non le dicemmo del dettaglio del burro usato come lubrificante. Mi sento ancora molto in colpa per questo”.
Bertolucci rispose: “No. Mi sento in colpa ma non me ne pento. Per fare un film, a volte è necessario essere completamente liberi per ottenere qualcosa, credo”, rispose il regista, alla domanda dell’intervistatore olandese sul suo essersi pentito di aver girato quella scena in quel modo. “Non volevo che Maria
recitasse la sua umiliazione e la sua rabbia, volevo che le provasse. E per
questo mi ha odiato per tutta la vita”.
Il 23 novembre 2016 El Mundo de Alycia, il sito di un’associazione no profit spagnola, ha pubblicato in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne un articolo corredato dal video sottotitolato in spagnolo dell’intervista di Bertolucci (già reperibile su YouTube dal 2013), accusando il regista e denunciando la sua ammissione di colpevolezza.
Nei giorni successivi, alcune testate statunitensi hanno
ripreso la notizia e il video, che a differenza della sua prima apparizione del
2013 ha questa volta avuto una grandissima eco, con diversi giornali e celebrità hollywoodiane che si sono scagliate contro Brando e Bertolucci.
“Non guarderò più questo film, Bertolucci o Brando allo stesso modo”, ha per esempio dichiarato su Twitter Chris Evans, interprete di Capitan America nei film Marvel. “Tutto questo è oltre il disgustoso. Mi sento infuriato”.
Ecco, il giorno prima ci dicono che le donne sono vittime di schiere di schifosi maiali, il giorno dopo chiamano “maestro” un regista che probabilmente apparteneva alla suddetta schiera.
Mai più violenza, mai più violenza sulle donne, mai più iniziative così inutili e stupide!
Caro Monsignore, per quanto ancora?