“È arrivato il vaccino antiinfluenzale omeopatico”. Così leggo sul cartello messo nella vetrina di una farmacia, in una foto postata su facebook. Sono appena uscito dall’azienda di un amico visitata da… No non dai ladri, in quel caso te ne fai una ragione e buonanotte; dall’ASL. Che c’è di male? Routine, è la norma. Mica tanto. Già se arriva una dottoressa dicono che c’è da iniziare a sgranare il rosario, i maschi sono più comprensivi perché fare l’allevatore di bestiame è un lavoro da uomini. Sala di mungitura: “quelle piastrelle sono da cambiare, le vacche se si strofinano alla parete poterebbero ferirsi”. A oggi su 1500 passaggi settimanali nessuna vacca è finita in codice rosso dal veterinario ma la dottoressa inizia a far valere il “lei non sa chi sono io”. Poi è la volta dei vitelli. “Bisogna spostarli da lí, non è un ambiente consono”. Signora, guardi che sono qui da 40 anni, alcuni vengono venduti e le femmine diventano manze e poi vacche adulte, se fanno latte, ed è il nostro obiettivo, è perché vengono trattate bene. Ma c’è la faccenda del benessere animale, un motivo che da solo basterebbe per demolire l’Europa del delirio che accetta aborto ed eutanasia ma “i vitelli devono stare in gabbie attigue per socializzare”. È la volta della stalla. La signora dottoressa ha da obiettare sulla messa in asciutta di alcuni animali. E qui il delirio assume proporzioni che anche alla neuro non saprebbero come trattare. Ma lei che ca**o ne sa? Non è che un allevatore si diverte a decidere se asciugare una vacca un giorno prima o una settimana dopo, ma lei non sa chi sono io, lascia intendere la signora. La visita non è ancora finita, sicuramente ci saranno altre cose fuori posto, sicuramente ci sarà un verbale, una multa, in attesa di mettere tutto a norma nel giro di 20 giorni, perché la tizia torna e se non l’avete soddisfatta sono batoste. Questi amici erano lí lí per chiudere, sono in età quasi da pensione, con o senza Fornero, quindi chi glielo fa fare? Il senso del dovere. Loro padre ha lavorato fino a 90 anni, perché loro dovrebbero darsi alla briscola al bar, cioè a una autocertificazione anticipata di mummificazione? Chi lavora la terra e alleva gli animali ha un’etica che è scritta nei solchi fatti dall’aratro, non è gente che si lascia abbindolare dalle sirene del mondo. Se sentono parlare un commissario europeo o un intellettuale da strapazzo, si fanno un carico di risate e continuano a lavorare. Non si scherza col fuoco, questa è la gente che ci produce il cibo, anche la dottoressa fighetta, sicuramente vegetariana per scelta etica, può mangiare malgrado le piastrelle o la ragnatela che pende in stalla solo perché i ragni non erano stati avvertiti del suo arrivo. Questi fratelli allevatori non volevano chiudere, se la dottoressa avesse il loro capitale l’avrebbe già fatto fuori e vivrebbe di rendita, da parassita, in qualche isola tropicale e andrebbe subito su Google per scoprire come si dice “lei non sa chi sono io” in lingua locale. Sicuramente le risponderebbero “una povera idiota”, ma non tu, i sudditi della dea Europa che non si ribellano all’inettitudine dei mega ultra commissari burocrati e inutili. Tornando al cartello nella farmacia, l’ASL non può dire nulla a chi spaccia acqua e zucchero per un vaccino, i NAS non possono metterci il nas, tutto è in ordine anche se qualche sprovveduto è convinto di non beccarsi l’influenza perché è arrivato il vaccino omeopatico, cioè un bastimento carico di fuffa. Perché continuare allora a lavorare come schiavi per tutta la vita se siete circondati da un mondo di matti?