Vincino

Non ho mai capito la sua “arte”. Era arte?

A me è sempre sembrato uno sbrodolatore di righe storte, scriveva male, disegnava peggio, le sue battute o erano ermetiche oppure non facevano ridere.

Mi ha sempre dato l’idea della tristezza, quella tristezza rassegnata di chi essendo ateo coerentemente è pessimista e non guarda al bello. all’ordine, bensì a svuotare ciò che ha dentro quasi per sentirsi libero, non per girarsi indietro, guardare la propria opera e dire “è ben fatta”. Dicono che se ne fregava di tutto e di tutti, andava per la sua strada, una strada sbagliata fatta di piazza, protesta, rivoluzione, insomma, un coerente uomo di sinistra.

Ho appena guardato il video di una sua vignetta sul sito del “Foglio”. Quelle cartacee non le ho mai sopportate, quella che ho aperto per caso, animata dalle zoomate e accompagnata da una musica apocalittica che avrebbe dovuto arricchire il messaggio me la sono guardata bene, ho cercato di capirne il senso, ho contato fino a 10 prima di arrendermi.

Mi sono arreso, non so se Vincino fosse un genio, sicuramente se non fosse stato di sinistra non se lo sarebbe filato nessuno, a mio modesto parere la satira con la sua scomparsa non perde nulla.

Uno che viene ricordato soprattutto per la sua opera principale, cioè quel settimanale che si chiamava “Il Male”, non può essermi simpatico, e se il cofondatore di quella rivista irriverente fu Vauro, allora i conti tornano.

Qualcuno lo ricorda dicendo che con lui “è cambiata la satira”. Infatti la sua non era satira.

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